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Studenti sordi senza assistenza, ragazza scrive a Mattarella: "Abbandonati in classe"

Le immagini di una protesta degli studenti disabili a Palermo

PALERMO. Arriva fino al Quirinale la richiesta di aiuto degli studenti sordi dell’Accademia di Belle arti, che dall’inizio delle lezioni sono senza assistenza alla comunicazione e traduzione Lis. Un servizio essenziale dato che per sostenere gli esami hanno bisogno di un operatore che possa tradurre le lezioni nella lingua dei segni italiana. Così dopo mesi di proteste, l’idea, mossa da speranza mista a disperazione, di rivolgersi alla massima carica dello Stato, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

A scrivere la lettera, a nome di tutti, è Francesca Sforza, sorella di un ragazzo sordo, "che ha subito attese e ingiustizie. Dall'inizio dell'anno accademico siamo stati esclusi da ogni genere di bando rivolto ai disabili”. A corto di risorse, l’ex Provincia, ente che in passato finanziava il servizio, ha chiarito che l’assistenza agli studenti disabili dell’Accademia non è di propria competenza, ma di quest’ultima, la quale però ribadisce di non avere risorse a sufficienza. “Le competenze – prosegue il testo - sono state chiarite dalla V commissione Cultura dell’Ars, che ha stabilito essere regionali. Invitando quindi a pagare il servizio. Oggi, a Gennaio 2016, nulla!”.

Ecco una parte della lettera:

“Mio fratello è stato abbandonato come gli altri suoi colleghi sordi in classe.  Come faranno gli studenti dell'accademia a preparare gli esami?Come sosterranno gli esami senza che nessuno traduce per loro il contenuto delle domande dei professori e come questi potranno rispondere senza qualcuno che spiega i loro segni?"

"Al Presidente della Repubblica  - fa appello la ragazza nella lettera - chiedo di intercedere per questa situazione davvero difficile per noi familiari e per gli operatori rimasti a casa, chiedo a lei che è il fratello di un uomo che ha amato questa terra ricca di risorse.
Da sorella difenderò con tutte le mie forze mio fratello perché è il ricordo vivente di mio padre, perché mia madre ha già lottato per lui ed è arrivato il momento di costruire un futuro anche per noi figli di questa terra siciliana.
Difenderò anche i sordi che nei momenti di difficoltà sono stati presenti più di tante istituzioni".

"La legalità - continua -  significa, per me, lottare per le ingustizie sociali che ci opprimono quitidianamente, confido nelle istituzioni e nella società ma in quella che tutela gli ultimi. Non servono deleghe o incarichi bisogna dare delle risposte concrete e immediate".

"Carissimo Presidente, lei ha stretto fra le sue braccia suo fratello io spero che sentendo l'urlo di una sorella, che arriva dal profondo del cuore, Lei  potrà accogliere questa causa e far si che il Ministro dell'istruzione in persona disponga misure volte all'integrazione delle persone con disabilità (secondo quanto dice la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità) in generale e che si adoperi  per quelle sensoriali specie per gli enti AFAM che rappresentano una valvola di emancipazione importante per le pone sorde e cieche.
Mi auguro che mio fratello e gli altri disabili dell'accademia potranno presto beneficiare dell'assistenza, che qualcuno degli enti sovrascritti si faccia carico di questa situazione che viola a pieno il diritto allo studio sancito dalla carta costituzionale, carta che lei rappresenta e tutela come massimo esponente nazionale".

Sulla vicenda è intervenuto Davide Faraone: “Le questioni che riguardano l'inclusione e la qualità della vita dei ragazzi con disabilità non possono essere oggetto di rimpallo di responsabilità o di indecisione", ha affermato il sottosegretario all'Istruzione, che sosterrà l'Accademia “nella ricerca di una soluzione, nonostante non rientri nelle competenze del Ministero”.

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