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Soldi e ricatti al Palermo, un teste: «E Miccoli chiamò il figlio del boss»

L'inchiesta su una presunta estorsione, parla l'ex fisioterapista rosanero: «Volevo recuperare le quote di una società, così chiesi aiuto ai miei amici...»

PALERMO. Coinvolse calciatori, preparatori atletici, commercianti, il figlio di un latitante e un condannato al maxiprocesso: alla fine, però, Giorgio Gasparini, ex fisioterapista del Palermo, dei ventimila euro che voleva indietro ne recuperò appena duemila.

Fra numerosi richiami da parte dei giudici, ieri mattina Gasparini, che è lombardo e aveva acquistato una quota della discoteca Paparazzi di Isola delle Femmine, ha ricostruito come testimone, in aula, una storia tipicamente palermitana, sfociata nell'estorsione (aggravata dall'agevolazione di Cosa nostra) contestata a Mauro Lauricella e Gioacchino Alioto.

Il primo è figlio del boss Antonino Lauricella, il secondo condannato al «maxi»: entrambi sono ai domiciliari da maggio, dopo un mese di carcere. E nella vicenda ebbe un ruolo anche l'ex fantasista rosanero Fabrizio Miccoli, la cui posizione è attualmente stralciata.

Dell'estorsione sarebbe stato vittima Andrea Graffagnini, che per un periodo di tempo fu proprietario della discoteca: Gasparini, allettato dalla possibilità di fare un buon investimento, già provato dall'ex centrale del Palermo Andrea Barzagli, aveva acquistato una quota della società che gestiva il locale, pagando 20 mila euro.

Quando poi il teste, lasciata la città prima per andare al Milan e poi al West Ham, cercò di farsi ridare indietro i soldi, si scontrò con un muro di gomma: «Graffagnini non si faceva trovare - ha detto rispondendo al pm Maurizio Bonaccorso - e allora chiesi aiuto agli amici che avevo conosciuto a Palermo».

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