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Sono scaduti i termini di custodia cautelare, Messicati Vitale torna libero

Da qualche giorno è sottoposto solamente all'obbligo di dimora nel Comune di Terrasini

PALERMO. Farlo entrare in carcere per gli investigatori è stato sempre abbastanza complicato - nel 2012, i carabinieri dovettero arrivare fino in Indonesia per bloccarlo - ma quello che oggi sembra ancora più difficile è farcelo restare: c'è sempre un cavillo, un problema, che fa decorrere i termini di custodia cautelare e che lo fa tornare in libertà.

E infatti è di nuovo libero, Antonino Messicati Vitale, il quarantenne che la Procura considera a capo del clan di Villabate, accusato di mafia e di estorsione, che dopo una prima scarcerazione era stato nuovamente arrestato ad ottobre dell’anno scorso. Da qualche giorno è sottoposto solamente all'obbligo di dimora nel Comune di Terrasini. E ancora una volta per un cavillo: sono scaduti i termini di custodia cautelare perché ai suoi avvocati non sarebbe stato notificato un avviso di conclusione delle indagini.

Messicati Vitale, 43 anni, figlio di Pietro, imputato nel maxiprocesso e poi ucciso nel 1988, è ritenuto uno dei rampolli di Cosa nostra, in grado di gestire gli affari anche da lontano. E che affari: secondo gli inquirenti, non si tratterebbe solo di pizzo, ma anche di investimenti molto particolari e redditizi, come un presunto traffico di diamanti dal Sud Africa. Nel 1995 venne arrestato una prima volta, fu scarcerato per un cavillo e successivamente del tutto assolto.

Nel 2012 riuscì a sfuggire all'operazione «Sisma», contro i clan di Misilmeri e Belmonte Mezzagno. Grazie ad una complessa attività di indagine, però, la sua latitanza durò poco: i carabinieri, assieme all'Interpol, riuscirono a rintracciarlo a Bali, dove si godeva sole e mare in un prestigioso residence. I militari lo bloccarono il 7 dicembre e scovarono anche un video in cui il presunto boss festeggiava i suoi 40 anni e si complimentava con un’orchestra che suonava la colonna sonora de «Il padrino».

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