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Confische dei beni, azzerata la sezione al tribunale di Palermo: ecco i nuovi giudici

Lascia anche il giudice Fabio Licata: andrà all’ufficio Gip e sarà sostituito da Giovanni Francolini. L’Anm: no alla delegittimazione generalizzata

PALERMO. Lascia anche Fabio Licata e adesso la sezione è completamente azzerata: per i sequestri e le confische di beni a Palermo si riparte con giudici del tutto nuovi, con un doppio scambio tra la sezione Gip e le misure di prevenzione. È dunque completa la «rivoluzione» provocata dall’inchiesta della Procura di Caltanissetta sulle presunte nomine di favore degli amministratori giudiziari, sugli scambi e sui vantaggi economici che sarebbero stati goduti dai giudici del precedente collegio, presieduto da Silvana Saguto, oggi indagata per corruzione, concussione per induzione e abuso d’ufficio.

Nella vicenda entra anche l’Anm, che mette in guardia rispetto ai rischi di «delegittimazione della funzione giudiziaria», che potrebbe andare oltre l’ambito dell’indagine nissena e provocare «un diffuso senso di sfiducia, se non di perdita di credibilità della stessa funzione giudiziaria, con un danno di portata incalcolabile e difficilmente arginabile». Fabio Licata non è tra gli indagati, anche se è chiamato in causa negli atti dell’indagine, perché avrebbe riferito un’informazione riservata da lui appresa dal collega pm Dario Scaletta, sull’inchiesta in corso sulla sezione di cui faceva parte. Ha preferito comunque fare un passo indietro e il presidente del Tribunale, Salvatore Di Vitale, nell’ottica del rinnovamento totale, ha accolto la richiesta di trasferimento e ha disposto l’avvicendamento di Licata con Giovanni Francolini.

Il primo andrà a fare il Gip-Gup (e per lui è un ritorno in questa sezione), Francolini è da ieri alle misure di prevenzione. Era già sceso al pianterreno del nuovo palazzo di giustizia un altro Gip, Luigi Petrucci, che si era scambiato il posto con Lorenzo Chiaramonte, indagato per abuso d’ufficio e anche lui trasferitosi dalle misure di prevenzione. È andata via anche Claudia Rosini, non coinvolta nell’indagine e che aveva chiesto il trasferimento da tempo: al suo posto Stefania Brambille, che dividerà il nuovo impegno con quello che ha in Corte d’assise, come giudice a latere del processo Stato-mafia, al fianco del presidente Alfredo Montalto. Altro giudice che Di Vitale ha destinato alla sezione misure di prevenzione è Vincenzo Liotta, proveniente dal civile e dalla fallimentare.

DAL GIORNALE DI SICILIA DEL 23 SETTEMBRE

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