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Il Capo e la Vucciria, i mercati simbolo di Palermo si raccontano

Uno scorcio della Vucciria

PALERMO. La Vucciria e il Capo. Due mercati, due simboli di Palermo ricchi di storia e tradizioni. La Vucciria è uno dei mercati più popolari e sono tante le teorie che si rincorrono circa la sua storia.

La tesi più accreditata sull'origine del nome "Vucciria" fa riferimento al francese boucherie, macelleria. In origine in questa zona di Palermo c’era il mercato della carne.

La Vucciria parte da piazza Marina, per percorrere via Bottai e poi via Chiavetteri. Si prosegue poi per via dei Cassari introdotta dalla Chiesa della Madonna del Lume ai Cassari, del 1788.

Si giunge poi a piazza Garraffello dove sorge una fontana elegante del 1591. E ancora, via Argenteria fino alla chiesa di Sant’Eulalia dei Catalani davanti all’edificio sacro dove c'è il famoso Genio di Palermo.

A pochi passi dal Genio c’è piazza Caracciolo, considerato il cuore della Vucciria. Da via dei Maccheronai si arriva dunque alla Cappella dell’Oratorio di San Domenico dove è possibile ammirare le decorazioni dello stuccatore Giacomo Serpotta. Nei paraggi, è il caso di segnalare anche le chiese di Santa Maria La Nuova e di Santa Maria in Valverde, e gli oratori del Rosario in Santa Cita e San Domenico.

In un'altra zona della città, invece, sorge il famoso mercato del Capo.

Tutto ruota attorno a via Porta Carini, nei pressi del Tribunale di Palermo da dove parte via Beati Paoli.

Altro non erano che una misteriosa setta che proteggeva la gente dai soprusi dei ricchi. Tra le bancarelle del mercato, è possibile poi incontrare via Cappuccinelle e via Sant’Agostino.

Un tuffo nel barocco siciliano, invece, con la Chiesa dell’Immacolata Concezione. Non solo arte ma anche gusto con le botteghe colme di specialità come carne, sarde salate, "meusa", baccalà, pane "i Paisi".

E ancora, sparaceddi, tenerumi, stinnicchiati e ammugliati, melanzane a munzieddu, cacuocculi a fasce e ovunque pile di olive, verdi, nere, a fiore, con sale, senza sale.

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