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Tabacco di qualità sui campi di Cerda - Video

Su otto ettari di terra la prima annata ha fruttato 30 tonnellate di tabacco Burley e Kentucky tutte vendute. E la prossima stagione andrà meglio grazie all' acquisizione di nuovi spazi produttivi

PALERMO. Nelle campagne di Cerda si è tornati indietro di 150 anni. Su un vasto terreno alcuni imprenditori hanno avviato un' intensa coltivazione di tabacco, così come si faceva ai tempi di Giuseppe Garibaldi. Una scommessa vinta da un gruppo di privati palermitani e non che hanno messo sul campo la passione e l' amore per il proprio lavoro. Sei ettari sono stati coltivati a tabacco Burley e due ettari a Kentucky.

Il primo è più usato nelle miscele di tipo americano classico è originario dell' Ohio rappresenta circa il 10% della produzione mondiale. Il Kentucky è un tabacco scuro che viene essiccato attraverso il fumo di legni speciali che, penetrando lentamente nelle foglie, ne conferiscono un particolare aroma e il colore scuro. La prima annata ha fruttato 30 tonnellate, ma nella prossima stagione anrà meglio. La produzione italiana di tabacco è di circa 50.000 tonnellate in foglie, coltivato su un' estensione di 16.000 ettari.

Negli ultimi anni, a causa del taglio dei contributi statali, molti agricoltori hanno dismesso la coltivazione in Italia. Ma in Sicilia i produttori sono in cerca di nuove zone dove allargarsi. «Abbiamo organizzato due incontri uno ad Alia e uno a Santa Flavia lo scorso anno cercando di coinvolgere le istituzioni regionali e altri imprenditori in questa nuova avventura - dice Federico Marino che con la cooperativa La Campagnola ha fatto ricrescere il tabacco in Sicilia-Nel corso degli incontri tanta curiosità e tanto interesse, ma poi nessuno si è speso per questa iniziativa. Alla fine un gruppo, molto ristretto di imprenditori, sostenuto da produttori e altri coltivatori di tabacco del nord Italia ha iniziato questa nuova attività che adesso ha dato i suoi frutti».

E sono frutti di eccellenza. Il tabacco cresciuto sotto il sole della Sicilia e in terreni vergini che da anni non vengono utilizzati per via dell' abbandono delle campagne è stato un successo. Del resto servono nuovi terreni dove piantare tabacco. Negli ultimi anni in Italia la produzione è calata circa 50 mila tonnellate. Un crollo registrato soprattutto in Veneto.

Uno scenario preoccupante per un comparto strategico con 19 miliardi di fatturato che ne generano 14,2 di entrate fiscali e un bacino di oltre 204mila occupati con un indotto di 190mila addetti. «La qualità del nostro prodotto è stata ritenuta molto buona - aggiunge Marino - Tanto che adesso abbiamo intenzione visti i risultati di incrementare la coltivazione. Abbiamo dato lavoro a dieci agricoltori. Con il clima e i terreni di sponibili e i risultati ottenuti questo è un settore può solo svilupparsi. In Italia dove molti non stanno producendo più il tabacco perché non ci sono più contributi statali in Sicilia si va in controtendenza: senza contributi e senza alcun aiuto abbiamo coltivato otto ettari a tabacco».

Gli imprenditori non hanno potuto neppure contare sull' acqua comunale. «Ci è stato detto che Cerda non aveva acqua da destinare alla coltivazione - aggiunge Marino - avevano acqua a mala pena per il fabbisogno dei residenti. Nel terreno avevamo predisposto un sistema idrico che è stato collegato con due piccoli invasi che si trovavano nello stesso appezzamento e siamo riusciti a superare anche l' emergenza idrica. Anche se lì nella zona c' è a due passi la diga Rosamarina che ha tanta acqua. Ad ogni modo nonostante tutto siamo riusciti nel progetto puntando sulla qualità con caparbia e tanta volontà.

Fare impresa in Sicilia è una fatica incredibile». Adesso visto il successo il gruppo imprenditoriale tenta di aumentare la produzione già con il prossimo raccolto. «I risultati ottenuti ci lasciano ben sperare. Abbiamo prima di tutto raggiunto un sogno. Ci sembrava impossibile che nel nord est erano riusciti a coltivare il tabacco e noi con il sole e il clima e le tante terre disponibili non fossimo capaci - aggiunge Marino - Abbiamo studiato e abbiamo visto che la coltivazione del tabacco era diffusa nell' isola fino allla seconda metà del 1800. Ci sono documenti storici che risalgono al 1600».

Rinvenuta una disposizione sulla coltivazione del tabacco nell' isola di Luigi Guglielmo Cambray-Digny, ministro dell' Agricoltura, Industria e Commercio e poi delle Finanze del Regno d' Italia. Poi più nulla. «Eppure il tabacco è una coltivazione non diversa dalla melanzana, dal pomodoro e dai peperoni- cotninua -.Quindi si poteva fare e alla fine ci siamo riusciti». Federico Marino in questo 2015 ha messo a segno un altro primato. E' il primo palermitano e siciliano a produrre sigari con tabacco del Nicaragua.

«Anche questa una scommessa - aggiunge - il nome del sigaro Federico Marino». A fianco di questa impresa c' è stato Giancarlo Guzzo agronomo e coltivatore del Nord Est nella sua azienda di 22 ettari ad Albaredo d' Adige, un piccolo paese nella pianura padano -veneta, è l' agronomo che ha sorretto con la sua competenza e il suo know-how l' avventura dei produttori siciliani.

«La mia famiglia da generazioni ha coltivato il tabacco - dice Guzzo - Ho assistito i produttori siciliani perché hanno iniziato come me con lo stesso entusiasmo. La terra siciliana è ottima. Il clima invidiabile. Ci sono tutte le condizioni per proseguire questa iniziativa e produrre dell' ottimo tabacco. Sono certo che di strada se ne farà insieme tanta».

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