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Muore Alliata, regista palermitano pioniere delle riprese subacquee

PALERMO. È morto nella residenza di famiglia a Bagheria Francesco Alliata, principe di
Villafranca. Aveva 95 anni. Recentemente era uscito per Neri Pozza il suo libro «Il Mediterraneo era il mio regno. Memorie di un aristocratico siciliano». Regista di cortometraggi subacquei fondò la Panaria film con Roberto Rossellini che produsse i film Vulcano e La carrozza d'oro. I funerali si svolgeranno a Palermo, nel cimitero di Sant'Orsola, il 3 luglio alle 12.

Ha passato gli ultimi anni della sua lunga esistenza a villa Valguarnera, un gioiello delle residenze aristocratiche del Settecento di Bagheria. Francesco Alliata di Villafranca l'ha presidiata come un fortino assediato dall'incuria, dalla forsennata lottizzazione edilizia, dalle battaglie familiari in carta bollata e da una burocrazia miope di cui si proclamava «prigioniero politico». Custodiva qui i ricordi e gli ultimi cimeli di un casato molto antico che da Pisa era giunto in Sicilia nel XV secolo.

Francesco Alliata aveva altri otto nomi e una lunga sfilza di titoli tra cui quelli di XIV principe di Villafranca e del Sacro Romano Impero, Altezza Serenissima, Grande di Spagna, duca di
Salaparuta. Ma più che per l'araldica sarà ricordato come uno dei ragazzi della «Panaria Film». Nel 1946 con Renzo Avanzo, Pietro Moncada, Quintino Di Napoli e Fosco Maraini diede vita a una casa cinematografica tutta siciliana che con attrezzature allestite in proprio e una Arriflex 35mm chiusa in uno scafandro artigianale non solo sperimentò le prime tecniche di riprese subacquee con documentari di grande valore, tra cui un lavoro di Folco Quilici, ma scrisse una gloriosa pagina di storia del cinema. Quei ragazzi di buona famiglia, appassionati della celluloide e del mare, produssero «Vulcano» con Anna Magnani, che proprio nelle Eolie diventò la rivale di Ingrid Bergman, e «La carrozza d'oro» di Jean Renoir.

La «Panaria» aveva aperto una strada nuova e promettente nel cinema ma nel 1956 fu costretta a chiudere per i debiti accumulati. Francesco Alliata si inventò allora un'altra vita da manager prima impiantando fragole e frutta esotica, poi producendo vino e infine commerciando gelato.

Intanto le liti familiari laceravano il patrimonio del casato. La moglie Teresa Correale donava alla curia di Palermo palazzo Villafranca, un edificio così carico di storia che ha richiesto 28 pagine di inventario. C'è voluta una lunga battaglia legale per riprenderne il possesso. E a villa Valguarnera, che rischia di cadere a pezzi, al principe è toccato solo una parte con divieto assoluto di accedere al piano nobile. A nulla sono valse le sue sfide legali, sostenute dalla figlia Vittoria, scrittrice come la cugina Dacia Maraini che qui trascorreva l'infanzia mentre la madre Topazia Alliata inseguiva il suo talento artistico e lanciava quello dell'amico Renato Guttuso.

Di questo fervido clima culturale era rimasto ben poco nella villa dove Francesco Alliata si era quasi barricato per difendere gli ultimi scampoli di una storia che si andava sempre
più sfilacciando.

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