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Dalla cella alla rinascita, i detenuti minorenni si raccontano

Le testimonianze di 45 ragazzi e ragazze, autori di reati, sono state raccolte in un libro della giornalista Stefania Covello. I giovani sono stati coinvolti pure in laboratori di narrazione

PALERMO. Luca è un ragazzo di 20 anni, che ha avuto il coraggio di chiedere scusa alla vittima del proprio reato. «La vita è bella e sbagliare e brutto – spiega -. Ti rendi conto che doveva accadere, ma non bisogna permettere più che accada. Il reato mi ha tolto tanto – dice – frequentavo da sei mesi una scuola calcio e ho dovuto rinunciarci, dicendo addio anche a un provino con una squadra importante, al contrario di mio fratello che oggi gioca nelle giovanili del Borussia Dortmund».

Bruno, invece, ha scontato quattro anni all’istituto penale minorile. «I primi sei mesi sono stati durissimi – racconta - mi sono chiuso in me stesso, rifiutandomi anche di parlare con l’assistente sociale. Ogni giorno mi svegliavo e pensavo di non farcela più. Per chi non rispettava le regole c’era l’isolamento fino a 15 giorni in un braccio deserto del carcere all’interno di celle sporchissime, in cui eri sprovvisto di tutto, anche dei vestiti. Quando ci sono incappato, il mio unico passatempo è stato guardare il sole da dietro le sbarre».

Quelle di Luca e Bruno sono solo due delle 45 testimonianze di ragazzi e ragazze minorenni, autori di reati, racchiusi nelle pagine del volume scritto dalla giornalista Stefania Covello e intitolato “La finestra sul cortile”.

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