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Il calciatore arrestato per violenze sulla moglie a Palermo: «Ricattato e minacciato»

Nell’interrogatorio F.L. lancia sospetti: «Il loro è un clan di mafia pericoloso. Il patrigno mi ha distrutto casa e macchina. Mi sono dovuto prostituire per pagarli»

PALERMO. Punta il dito sul patrigno di lei. Lo accusa di avergli chiesto denaro, tanto denaro. E alla famiglia della sua ex compagna lui, F.L., il calciatore in carcere da due settimane per avere — secondo la Procura — violentato e sfruttato la prostituzione della sua giovane donna, avrebbe dovuto dare molti soldi. Prostituendosi con uomini per onorare il proprio debito. Nel suo interrogatorio davanti al Gip Lorenzo Matassa, l’indagato prova a ribaltare la prospettiva di un’inchiesta che finora lo vede come unico responsabile. Ma la famiglia di lei è effettivamente tutt’altro che raccomandabile, perché la ragazza è nipote di una donna-boss e di un superkiller, appartenenti entrambi a due importanti clan mafiosi imparentati proprio attraverso questo matrimonio. E per questo F.L. insinua dubbi e sospetti, su cui il pm Ennio Petrigni sta adesso svolgendo accertamenti. E indagini difensive vengono fatte anche dall’avvocato Giuseppe Martorana.

"Da premettere — dice l’indagato davanti al giudice Matassa — che noi ci amiamo ancora e la madre ha paura che noi potessimo avere un confronto... Quello che la mia ragazza mi diceva è che il denaro andava alla sua famiglia. Io non avevo bisogno di denaro, ma mi hanno prosciugato".

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