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Omicidio Mazzè a Palermo, spunta l'ombra di un terzo complice

L'ipotesi dei giudici

PALERMO. Spunta un terzo uomo nell'omicidio di Franco Mazzè, il pregiudicato per mafia assassinato a marzo, a colpi di pistola, nel quartiere zen di Palermo. Il tribunale del Riesame, che ha scarcerato Stefano Biondo, arrestato insieme a Fabio Chianchiano, reo confesso del delitto, ipotizza la presenza di un complice del killer ancora non identificato.

I giudici della Libertà hanno ritenuto che a carico di Biondo, infatti, non ci fossero indizi tali da farlo restare in carcere. Biondo era stato scagionato da Chianchiano che aveva raccontato di avere agito da solo, ma a smentirlo erano state le immagini delle videocamere analizzate dagli inquirenti che lo «ritraevano» in compagnia di un uomo quando, dopo avere assassinato il pregiudicato, era andato verso casa di un amico della vittima, Michele Moceo, e aveva sparato contro la sua abitazione: agguato che ha determinato per Chianchiano e Biondo l'accusa ulteriore di tentato omicidio.

«Il fatto che Chianchiano abbia reso dichiarazioni in parte false - hanno scritto i giudici - non dimostra in alcun modo la partecipazione di Biondo all'omicidio». «Chianchiano - hanno spiegato - si sarebbe potuto servire di un altro complice».  Dietro all'omicidio e all'agguato a casa di Moceo, per i pm, ci sarebbe stata una violenta rissa tra gruppi criminali rivali scoppiata poco prima in un bar.

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