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Pregiudicato ucciso allo Zen, uno dei killer avrebbe confessato

Si tratta di Fabio Chianchiano

PALERMO. Fabio Chianchiano, il pregiudicato arrestato due giorni fa con le accuse di omicidio e tentato omicidio, avrebbe ammesso il suo coinvolgimento nei due episodi. Interrogato dal Gip nel corso dell'udienza di convalida del fermo avrebbe dato agli investigatori delle indicazioni utili per ricostruire l'assassinio di Franco Mazzè e l'agguato davanti casa dell'amico della vittima, Michele Moceo. Gli inquirenti definiscono l'interrogatorio «fruttuoso» il Gip ha deciso di secretare l'atto.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Fabio Chianchiano avrebbe preso diversi schiaffi in faccia la domenica delle Palme allo Zen . Alcune direttamente da Vincenzo Mazzè,  fratello di Franco Mazzè. Le "boffe" sono arrivate dentro il bar Barbara, dove la polizia ha trovato in tempo record le immagini della rissa ancora nell’hard disk del sistema di videosorveglianza. Un altro schiaffo lo ha preso per interposta persona. Lo stesso Franco Mazzè poco prima di morire avrebbe colpito al volto, in piazza e davanti ad una ventina di persone, un uomo di Chianchiano.

La misura era colma per l’uomo che avrebbe in pugno lo Zen e che controllerebbe il traffico di droga. Con lo stesso Stefano Biondo che aveva partecipato alla rissa dentro il bar, salgono in macchina e arrivano davanti al panificio in via Gino Zappa. Chianchiano, secondo la ricostruzione degli agenti, esce dall’auto e spara per uccidere Franco Mazzè. L’onta era quasi lavata.

Poi per fare capire a tutti chi comanda nel quartiere, sempre Chianchiano e Biondo vanno in casa di Michele Moceo, uomo vicino a Franco Mazzè e a volto scoperto in modo che tutti possono vederlo spara alcuni colpi contro l’abitazione. Segno che nessuno allo Zen poteva allargarsi.

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