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Inquinamento, nuove perizie sul Parco Cassarà presentate ai magistrati

L’allarme lanciato da una perizia consegnata ai pm che indagano sull’inquinamento: piombo, zinco e mercurio furono per anni scaricati senza alcun controllo. Inchiesta vicina alla conclusione

PALERMO. Un polmone verde in una città soffocata dal cemento. Questo avrebbero dovuto essere nei progetti del Comune i 23 ettari di terreno che compongono il parco Cassarà, a ridosso della cittadella universitaria. Invece, come era già emerso — tanto che tempo fa tutta l’area è stata posta sotto sequestro dalla Procura — sotto il manto erboso erano nascosti invece rifiuti di ogni genere, anche speciali e molto pericolosi.

Ora ci sarebbe anche — se possibile — di peggio: dall’esito di un’ulteriore perizia appena consegnata al procuratore aggiunto Dino Petralia ed al sostituto Alessandro Clemente, che indagano sul caso, le sostanze tossiche avrebbero inquinato anche le falde acquifere. Gli esperti incaricati dalla Procura avrebbero infatti trovato tracce consistenti di metalli pesanti, come piombo, zinco e mercurio. In superficie, invece, sarebbe altissima la presenza di fibre di amianto, particolarmente pericolose perché, se inalate, alla lunga possono provocare un particolare tipo di tumore, il mesotelioma. Un

quadro davvero fosco, quindi, quello che emerge dagli ultimi accertamenti compiuti nel parco e che, di fatto, consentiranno a breve ai pm di chiudere l’inchiesta, iscrivendo nel registro degli indagati diverse persone che ritengono responsabili della creazione della discarica abusiva nell’area.

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