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Csm, Nino Di Matteo rientra in gioco per la Procura nazionale antimafia

Difficilmente però il pm palermitano ce la farà a questo giro

ROMA. Rientra in gioco il pm di Palermo Nino Di Matteo nella partita per la nomina di nuovi sostituti alla Procura nazionale antimafia. Escluso dalla terna indicata dalla Terza Commissione del Csm per i primi tre posti liberi, il magistrato è tornato in pista grazie alla proposta alternativa presentata oggi dal togato Aldo Morgigni, di Autonomia e Indipendenza, la nuova corrente nata dalla scissione di Magistratura Indipendente, a cui ha aderito anche Di Matteo.

Difficilmente però il pm siciliano ce la farà a questo giro; è probabile che taglierà il traguardo invece, quando a breve si tratterà di nominare due o più nuovi sostituti nella stessa procura di via Giulia.

Proprio oggi il plenum avrebbe dovuto votare sui tre candidati individuati all'unanimità dalla Terza Commissione. Si tratta di Eugenia Pontassuglia, pm del processo di Bari sulle escort che l'imprenditore Paolo Tarantini portava nelle residenze di Silvio Berlusconi, del sostituto procuratore di Napoli Marco Del Gaudio, pm del processo all' ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini, e del sostituto Pg di Catanzaro Salvatore Dolce, titolare di diverse inchieste sulle cosche calabresi.

L'iniziativa di Morgigni, che propone per primo Di Matteo e a seguire Pontassuglia e Dolce, ha però determinato il rinvio al prossimo plenum, per dar modo intanto a Roberti di esprimere il suo parere - necessario ma non vincolante e già dato sugli altri candidati - anche sul pm siciliano. Non è invece passata la richiesta più radicale del togato di Area Piergiorgio Morosini - che è stato il gip del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia in cui Di Matteo e pubblico ministero - di far tornare la pratica in Commissione per un "supplemento di riflessione", finalizzato a valutare se la posizione del magistrato fosse stata "adeguatamente considerata". Il tutto nell'obiettivo di arrivare a una "soluzione condivisa".

La bocciatura è stata netta con soli 8 voti a favore e 16 contrari; un no che da qualcuno, come il togato di Unicost Luca Palamara, è stato motivato dal timore di aprire un varco in grado di determinare "la paralisi dei lavori del Csm", con la messa in discussione delle decisioni già prese dalle Commissioni. Difficilmente dunque ci sarà una marcia indietro su questi tre posti; mentre sembra più fattibile che Di Matteo ce la faccia al prossimo giro, quando si tratterà di assegnare altri due posti alla procura di Roberti: uno già libero, l'altro destinato a diventarlo a breve.

Ed un'ulteriore opportunità è legato al possibile ampliamento della pianta organica della procura di via Giulia, che potrebbe arrivare con la conversione in legge del decreto che le assegna le funzioni di coordinamento e impulso anche delle indagini sul terrorismo. Una prospettiva non peregrina, se è vero che lo stesso Legnini ha invitato i consiglieri a fare attenzione ai passaggi parlamentari del decreto.

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