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Longo nuovo questore di Palermo: “Un’emozione tornare”

PALERMO. È un po’ come ritrovarsi in una casa, sulla stessa via e con gli stessi arredi, dove è passata una parte importante della propria vita. Un’emozione che Guido Longo, 61 anni, catanese, proverà il 16 febbraio tornando come questore nelle stanze «condivise» in tempi veramente bui con l’amico Arnaldo La Barbera. Giorni di fuoco, difficili, a volte incomprensibili e inaspettati per la ferocia ed il dolore che si portavano dietro. Ma anche momenti della tanto sospirata gloria quando tutta quella malvagità, fino a quel momento indecifrabile, era stata cancellata dallo Stato.

«Ho vissuto a Palermo - ricorda Longo - durante la stagione più brutta. Allora Cosa nostra era ad un certo livello, un livello elevato di barbarie e brutalità. Adesso, dopo tante indagini della Dda, ritengo che la mafia resista ma abbia cambiato radicalmente modalità. È più sofisticata e ha rimodulato i suoi interessi. Troverò certamente una città diversa da allora, ma non si deve abbassare la guardia». Di sofisticato, Cosa nostra degli anni ’90, aveva solo armi ed esplosivi. Il questore Guido Longo c’era davanti al massacro di Capaci, quella bomba che aveva sollevato come una piuma un tratto di autostrada solo per eliminare il nemico pubblico numero Uno, il giudice Giovanni Falcone. Un boato, le immagini per mesi al vaglio degli investigatori della polizia, che non si davano pace perché nel grande polverone erano spariti anche i loro colleghi della scorta. Un affondo crudele e inaspettato dei famigerati Corleonesi di Totò Riina, l’inafferrabile capo dei capi. Dalle esecuzioni per eliminare uomini di altri clan al livello superiore: la sfida alle istituzioni.

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