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In calo le vaccinazioni contro l’influenza, 40mila dosi in meno: allerta negli ospedali palermitani

Trenta per cento in meno in un anno a causa della psicosi delle morti sospette. E c’è già chi organizza letti suppletivi

PALERMO. A Palermo e provincia, quest’anno, la vaccinazione antinfluenzale è stata un vero flop. Basta solo un numero (ormai praticamente certo) a spiegare la dimensione del fenomeno: rispetto al periodo 2013/2014, sono state somministrate circa 30-40 mila dosi in meno di vaccino. Lo scorso anno erano state, complessivamente, circa 190 mila. Almeno il 30 per cento delle dosi ritornerà dunque nei magazzini.

«Fino al 26 novembre - dice Nicolò Casuccio, direttore del Servizio di epidemiologia dell'Asp 6 e presidente della sezione Sicilia della Società italiana di igiene e medicina preventiva - la campagna vaccinale stava andando benissimo. Poi è arrivato il blocco dei lotti di vaccino (per presunte morti correlate alla vaccinazione, cosa poi seccamente smentita ndr) e si è scatenata la psicosi: la gente ha smesso di vaccinarsi».

Secondo i dati dell'Asp, il calo è meno evidente negli anziani, perché generalmente si vaccinano prima, mentre molto di più ha interessato le fasce a rischio, ad esempio persone con malattie croniche o bambini, ovvero i soggetti che più facilmente possono incappare in complicanze anche pericolose per la vita e che, di solito, portano in ospedale. «La cosa grave - afferma ancora Casuccio - è che non si è dato molto risalto alla notizia che il vaccino era stato scagionato: a fine dicembre si era ancora in tempo per vaccinarsi. In linea teorica, si può fare anche adesso, ma siamo proprio al limite».

A livello nazionale, l'epidemia influenzale si sta diffondendo rapidamente e gli esperti concordano sul fatto che molta più gente sarà colpita. In città non si può ancora parlare di emergenza: il clou arriverà tra la seconda e la terza settimana di febbraio. E per evitare il caos, i pronto soccorso si iniziano a preparare.

Al momento, in tutti i nosocomi cittadini, la criticità è la solita del periodo. «Vedremo col picco - dice Manlio De Simone, direttore del Pronto soccorso degli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello -. Nelle aree d'emergenza, abbiamo due piccoli ”serbatoi tecnici“ per i casi acuti con 8 posti letto e 2 barelle al Cervello e 10 posti e 2 barelle a Villa Sofia».

«Attualmente la situazione è standard», sottolinea Vittorio Giuliano, che dirige il Pronto soccorso del Policlinico, dove viene attuato un piano per isolare i pazienti contagiosi. «Quando servono più letti, come per l’influenza, chiudiamo i ricoveri programmati per ricavare circa 100 posti», fa eco Giuseppe Aprea, direttore sanitario della struttura universitaria.

Quest’ultimo è un problema comune agli ospedali palermitani. «L'unico modo per decongestionare il pronto soccorso è ricoverare i pazienti - afferma Giovanni Migliore, direttore generale del Civico -. Tra i reparti di medicine, pneumologia e lungodegenza, abbiamo circa 100 posti letto: non sono molti in questo periodo. I primi di febbraio inaugureremo 12 nuovi posti in lungodegenza. Gli accessi per influenza stanno già aumentando».

La questione riguarda anche i pazienti più piccoli. «All'ospedale Di Cristina - continua Migliore - la situazione è già difficile per i lavori di ristrutturazione. Stiamo ridisegnando l’attività assistenziale e tutti i posti letto disponibili per non trovarci impreparati. Una mano arriverà dai pediatri di libera scelta e dell'Asp che saranno all'interno dell'Ospedale dei bambini per i casi più complessi».

Ma come contrastare il sovraffollamento dei pronto soccorso, con conseguenti attese sterminate? L'appello dei responsabili delle strutture d'emergenza è unanime: «Chi ha l'influenza dovrebbe, in primo luogo, rivolgersi al proprio medico curante», dice, tra gli altri, Michele Zagra del Buccheri La Ferla. «Se i bambini con la febbre sono molto piccoli è giusto rivolgersi all'ospedale - chiarisce la dottoressa Patrizia Ajovalasit, responsabile del Pronto soccorso pediatrico del Cervello -. Ma in casi non necessari è meglio evitare. Noi abbiamo solo 8 posti letto, ma venerdì scorso avevamo ben 22 bambini ricoverati».

Insomma, se l'epidemia non fa paura, nessuno vuole comunque farsi cogliere di sorpresa. E c'è che vede il bicchiere mezzo pieno. «In questi giorni arrivano più casi di influenza, anche con complicanze - sostiene Stefano La Spada, a capo del Pronto soccorso dell’Ingrassia -. Finché è influenza, niente di grave: il problema potrebbe essere un evetuale caso di ebola...».

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