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Anno giudiziario a Palermo, Scarpinato: in carcere solo ceti popolari

PALERMO. "L'attuale composizione sociale della popolazione carceraria è analoga a quella dell'Italia del 1860": in carcere ad espiare la pena finiscono soprattutto i ceti popolari, mentre la giunta dei colletti bianchi è statisticamente irrilevante". A parlare di politica criminale del "doppio binario" e a denunciare "l'incoerenza del prodotto finale del sistema penale con il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge" è il procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato". Il magistrato, intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, ha fatto notare che su 24 mila 744 detenuti solo 31 erano in cella per reati di corruzione. Numeri, che a dire del pg, impongono interrogativi su quale giustizia venga amministrata e "pongono in luce un grave deficit del sistema sanzionatorio penale come sistema di regolazione delle relazioni sociali".

"Turnover tra chi esce ed entra in carcere". Nonostante i successi messi a segno dagli inquirenti nel contrasto a Cosa nostra c'è "un incessante turn over tra i mafiosi arrestati che entrano in carcere e quelli che escono per espiazione pena". Lo denuncia, nel suo intervento all'inaugurazione dell'anno giudiziario, il pg di Palermo Roberto Scarpinato. Il magistrato punta il dito contro gli sconti di pena che derivano dall'uso massiccio del rito abbreviato e gli sconti di pena assicurati dal ricorso alla continuazione. Scarpinato fa un esempio per tutti: un mafioso condannato per estorsione che grazie agli sconti di pena sconterà solo tre anni e otto mesi.

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