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Restaurata la cappella centrale del carcere Ucciardone

Ieri l’inaugurazione con una messa nell’anniversario del delitto Montalto. All’intervento sul tabernacolo e sulla vetrata hanno partecipato pure i detenuti

PALERMO. Fra’ Carmelo Tonino Saia lo desiderava da quattro anni e mezzo, da quando è arrivato all’Ucciardone da cappellano del carcere. Fare di tutto affinché la cappella centrale ritornasse a vivere. E così è stato. L’inaugurazione dopo gli interventi di restauro è avvenuta nel giorno dell’anniversario dell’omicidio di Giuseppe Montalto, l’agente di polizia penitenziaria dell’Ucciardone, ucciso dalla mafia 19 anni fa a Trapani. Il suo sacrificio è stato ricordato nell’omelia di don Sergio Mattaliano, direttore della Caritas diocesana, durante la messa concelebrata con don Filippo Cucinotta e fra’ Carmelo.
«La scorsa primavera - dice don Mattaliano - fra’ Carmelo mi confidò il suo progetto di recupero della cappella. Mi sono entusiasmato e con me l’arcivescovo Paolo Romeo che ha sostenuto l’iniziativa».
Alcuni mesi di intenso lavoro per riaprire «un luogo sacro dove poter pregare, riflettere e riservarsi un momento di raccoglimento con Dio, per chi vive ogni giorno la dura realtà carceraria, sia agenti che detenuti» dice fra’ Carmelo, da 12 anni impegnato con la sua opera nelle carceri. La sua posizione nell’area centrale del carcere, dove sono gli uffici di agenti e dipendenti, rende visibile la cappella anche a chi, da detenuto, fa ingresso all’Ucciardone.

È l’unica delle sei cappelle del carcere borbonico oggi utilizzate in cui c’è il tabernacolo che custodisce il Santissimo. Sarà per questo che passando davanti qualche detenuto accenni persino al segno della croce.

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