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Teatro Savio a Palermo, quando Eduardo parlava di Potere

Dice il regista: «Una denuncia contro la censura ideologica e materiale, perpetrata da borghesia e potere centrale, dei contenuti di verità che gli artisti vorrebbero esprimere»

PALERMO. Uno scontro all'ultimo sangue, giocato sul filo della parola. Perché chiunque può apparire diverso, basta che indossi il costume giusto. E chiunque può sembrar veritiero, basta che dica le frasi adatte. Tra i lavori meno rappresentati e conosciuti di Eduardo De Filippo, c'è di sicuro questo L'arte della commedia, sorta di manifesto della poetica del drammaturgo, elenco imperfetto di diritti e doveri dell'attore, ma anche una freccia puntata al cuore della censura. Ha ripreso in mano il testo del 1964 - cinquant'anni esatti dalla scrittura, e trenta dalla morte di De Filippo - Antonio Silvia che ha deciso di rimetterlo in scena aprendo così la stagione del Teatro Savio. L'arte della commedia andrà in scena stasera alle 21,30 e domani alle 18,30, puntando tutto sulla nuova compagnia stabile del teatro, che fa perno su Bob Marchese e Fiorenza Brogi.

Saranno loro infatti a dividere i ruoli del capocomico Oreste Campese (interpretato proprio da Eduardo) e del prefetto De Caro (qui sarà la Brogi). «È un vero e proprio “manifesto” politico della poetica teatrale di Eduardo - spiega Antonio Silvia - un profondo atto di denuncia contro la censura ideologica e materiale, perpetrata da borghesia e potere centrale, dei contenuti di verità che gli artisti vorrebbero esprimere e che, invece, vengono privati di una funzione sociale; una censura che evita di far nascere e pubblicizzare lavori di denuncia sociale, per impedire una sensibilizzazione delle coscienze verso i reali problemi della società e che risulta essere strumentale agli interessi dei potenti. È una commedia che, seppur scritta cinquant'anni fa, continua ancora oggi, ad essere di una incredibile e quasi imbarazzante attualità».

In un paesino non identificato dell'Italia centrale, arriva una compagnia di guitti che ha appena perso il tendone per un incendio. Vorrebbero mettere in scena la loro commedia per guadagnare qualcosa e rimettersi in sesto. Il capocomico, Orazio Campese, va dal prefetto appena insediato, a chiedere i permessi. E qui si apre lo scontro: l'attore chiede, il prefetto ironizza, gli offre persino un foglio di via ma per errore, gli allunga la lista dei prossimi questuanti. Saranno loro ad entrare nell'ufficio del prefetto, oppure sono attori travestiti? Niente è come appare, si potrebbe dire parafrasando Pirandello. «Bob Marchese metterà in scena tutta la sua sapienza interpretativa, e tratteggerà un personaggio di umanità straordinaria - promette Silvia, in scena nel ruolo di Padre Salvati -. L'interpretazione del ruolo del Prefetto De Caro è invece affidata a Fiorenza Brogi: credo sia stata un'intuizione inconsueta per dare allo spettacolo un netto taglio di attualità e modernità».

La stagione del Savio proseguirà con Alessandro Benvenuti in Un comico fatto di sangue il 22 e 23 novembre, una scia di monologhi agrodolci scritti dall’attore e regista toscano con Ugo Chiti.

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