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«L’ex assessore Gentile non andava arrestato»

Era finito in cella e subito dopo ai domiciliari: «La decisione mi risarcisce moralmente per un torto che ritengo di aver subito»

PALERMO. Era stato arrestato l’anno scorso per corruzione nell’ambito del terremoto giudiziario che aveva travolto il Ciapi. Ora, dopo un lungo iter, il tribunale del riesame di Palermo ha deciso di annullare per insussistenza di gravi indizi di colpevolezza l’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico dell’ex assessore regionale Luigi Gentile.

L’ex deputato agrigentino di Fli, secondo i giudici, non avrebbe dovuto dunque finire in carcere (gli furono poi concessi i domiciliari), come ha dimostrato il suo avvocato, Giovanni Rizzuti.
Secondo la Procura, Gentile - che è ormai sotto processo - avrebbe ricevuto, attraverso alcune società che sarebbero state controllate dal manager Faustino Giacchetto, una lunga lista di «utilità», persino un viaggio in Tunisia con tutta la famiglia nel 2008, diversi biglietti per assistere alle partite del Palermo, nonché l’utilizzo, a titolo gratuito, tra il 2008 ed il 2012, di due appartamenti nel cuore del capoluogo, di proprietà di Giacchetto.

«Regali», per gli inquirenti, che il manager avrebbe concesso in cambio dei favori di Gentile, che faceva parte del Comitato tecnico scientifico del progetto Coorap ed avrebbe dunque dovuto vagliare progetti ed obiettivi in vista dell’ottenimento di finanziamenti europei. Accuse che l’ex assessore ha sempre respinto, fornendo anche dei documenti ai magistrati durante un interrogatorio. Il gip Luigi Petrucci, ritenendo affievolite le esigenze cautelari, concesse quasi subito a Gentile i domiciliari.

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