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Mafia, "Favorì un boss": misura cautelare per un avvocato di Palermo

Adesso si dovrà pronunciare la Cassazione. Il legale Annalisa Vullo fu coinvolta nell'operazione «Destino», a settembre scorso, per aver favorito il boss Angelo Antonino Pipitone, suo cliente

PALERMO. Il Tribunale del Riesame di Palermo ha accolto l'appello della Procura, dando ragione ai pm, sulla richiesta di misura cautelare nei confronti dell'avvocato Annalisa Vullo, accusata di favoreggiamento. Adesso si dovrà pronunciare la Cassazione.

L'avvocato Vullo fu coinvolta nell'operazione «Destino» (coordinata dai pm Amalia Luise, Annamaria Picozzi e Francesco Del Bene), a settembre scorso, per aver favorito il boss Angelo Antonino Pipitone, suo cliente, ma il gip non aveva ritenuto che ci fossero i presupposti per la misura cautelare.

Il legale era stato intercettato mentre definisce i carabinieri di Carini, come degli «invasati». Il riferimento è a uno dei tanti accertamenti eseguiti dai militari sugli immobili della nota «Rotonda» dello svincolo autostradale di Carini, già sottoposti a sequestro nell'estate 2003, per violazione della normativa a tutela dell'ambiente.

Una vicenda, questa, che costituì un duro colpo per la famiglia Pipitone, oltre che per l'aspetto prettamente economico, anche, sostengono i carabinieri, da un punto di vista dell'immagine. Ma la professionista si sarebbe spinta oltre - secondo l'accusa - interessandosi, per conto dei Pipitone, al recupero di alcune somme derivanti dalla vendita di una villa a Mondello fittiziamente intestata a un presunto prestanome.

L'avvocato avrebbe effettuando pressioni sugli intestatari fittizi e i cessionari della villa a Mondello, arrivando a registrare le conversazioni, per permettere a Pipitone di ritornare in possesso delle somme, anche facendo nascere nei debitori il timore per la prossima scarcerazione del boss.

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