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Dagli alberi alle ville: nasce a Palermo la mappa del verde

Via libera dell’amministrazione all’intesa col Centro di ricerche dell’Università per esaminare l’intero territorio comunale. L’esperto: «Le condizioni della città sono cambiate: a causa dell’urbanizzazione alberi come ficus in alcune zone vanno a discapito di strade e marciapiedi»

PALERMO. Un gruppo di esperti provenienti dal mondo universitario al lavoro per censire e «rimappare» il verde in città: dagli spazi agricoli alle aree boschive, sino al cosiddetto verde urbano. Gli studiosi avranno il compito di esaminare, con la lente di ingrandimento, l’intero territorio comunale. La giunta ha firmato la delibera con la quale si dà il via libera al protocollo di intesa con il C.I.R.I.T.A. (Centro Interdipartimentale di Ricerche sull’Interazione Tecnologia e Ambientale) dell’ateneo palermitano per redigere l’aggiornamento dello studio agricolo e forestale della città.

«È un documento importante - sottolinea l’assessore alla Partecipazione urbana Giuseppe Gini - propedeutico per capire quali interventi fare e in che modo realizzarli». Ma non solo. «Un documento fondamentale per la revisione del Piano regolatore generale che si propone di implementare le aree naturali già protette, come parchi e riserve, assicurando il miglioramento della vivibilità della città», gli fa eco l’assessore al Verde Francesco Maria Raimondo.

L’ultimo studio in materia risale al 1994. Nel frattempo molte cose sono cambiate. Sia le norme sulla perimetrazione delle aree boschive, sia la fisionomia del capoluogo stesso.

«Il verde è un elemento dinamico - spiega il professore Rosario Schicchi che, insieme a Giuseppe Bazan e Domenico Costantino, ha offerto al Comune la sua collaborazione a titolo gratuito - ecco perché dalla realizzazione di questo studio ci aspettiamo delle novità rispetto al documento del ’94. In primo luogo il ridimensionamento delle aree agricole che nel corso degli anni hanno subito abbandoni sempre più numerosi a causa della crisi economica. Si pensi alla Conca D’Oro e ai pochi agrumeti sopravvissuti in Favorita».

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