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Mafia alla New Port, il giudice reintegra 12 lavoratori licenziati: buona condotta

Erano stati allontanati perché ritenuti vicini a Cosa nostra. Secondo il tribunale gli operai in questi mesi hanno rispettato i divieti imposti e, nel frattempo, non sono emersi ulteriori indizi nei loro confronti

PALERMO. Dodici dipendenti reintegrati sostanzialmente per buona condotta, grazie cioè al loro comportamento che si è dimostrato corretto, negli ultimi mesi, e a un atteggiamento non ostile nei confronti dell’amministrazione giudiziaria. È la stessa sezione misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Silvana Saguto, a riammettere in servizio 12 dei 14 lavoratori della New Port e delle aziende collegate, la Clp Tutrone (Compagnia lavoratori portuali), la Porto Italia srl e la Csp, Compagnia servizi portuali: erano stati sospesi per motivi «non disciplinari», perché parenti o comunque legati a elementi ritenuti appartenenti a Cosa nostra, e il tribunale aveva vietato loro di entrare nei locali aziendali o in cui si svolgevano le attività di impresa. Dato che non potevano andare a lavorare, erano stati poi licenziati dall’amministratore, l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara.

In questi mesi di allontanamento forzato il divieto è stato rispettato, l’amministrazione non ha avuto frapposti ostacoli né difficoltà e questo, assieme al fatto che non sono emersi ulteriori indizi nei confronti dei 14, ha fatto sì che il tribunale accogliesse le istanze di reintegro, presentate dagli avvocati Nino Caleca, Stefano Santoro e Rosario Milazzo: il rientro al lavoro è con effetto ex nunc, cioè da ora, dunque senza stipendi arretrati, e riguarderà solo 12 portuali, perché un operaio è risultato inabile e un altro era stato licenziato per motivi diversi, precedentemente al sequestro.

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