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Morti sulle strade di Palermo, al Civico
le speranze lasciano spazio al dolore

Nello stesso ospedale i familiari piangono Filippa Lo Manto, di Tommaso Natale, e Alessandro Caravello, di Aquino

PALERMO. Due storie, due vite, poche centinaia di metri di distanza l’una dall’altro. Esistenze diverse: un giovane che ancora doveva scoprire il suo futuro, una donna che aveva fatto del passato e del presente la propria forza, lottando per il bene degli altri. Strade parallele che si sono incrociate, in modo tragico, drammatico, un sabato di metà ottobre, insolitamente caldo anche per la Sicilia.

Alessandro Caravello, 22 anni, ha lottato per la sua vita in un lettino della seconda rianimazione dell’ospedale Civico, dopo l’incidente di venerdì con il suo scooter, schiantatosi contro un pullman fermo. La speranza si è dissolta intorno all’ora di pranzo, quando le porte marroni della rianimazione sono state aperte dai medici ai genitori. Fino a quel momento, c’era ottimismo tra gli amici: Ale è forte, Ale ce la farà.

Qualche minuto dopo, però, questa convinzione si è frantumata di fronte all’evidenza. «Alessandro è cerebralmente morto, non c’è più niente da fare, il coma è irreversibile», hanno detto i parenti a chi attendeva notizie. Quella luce chiamata miracolo si è spenta, e ha fatto spazio al buio della tragedia. Chi era più vicino al ventiduenne è scoppiato a piangere, a gridare, a dare pugni alle porte, in preda ad una disperazione senza confini, impossibile da descrivere.

Anche i medici, con grande umanità, hanno cercato di riportare la calma, riuscendoci, ma il dolore era troppo forte. I dottori della seconda rianimazione hanno poi iniziato gli esami per decretare ufficialmente la morte del ragazzo.

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