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Teste di capretto e pompe funebri a domicilio, così i dipendenti Amap arrestati minacciavano i colleghi

''Il danno economico per l'ente pubblico è di circa un milione di euro, con ammanchi, riconducibili agli arrestati per circa 742 mila euro"

PALERMO. La grande truffa all'Amap da parte dei due dipendenti arrestati, è stata scoperta dalla Guardia di Finanza grazie ad un esposto arrivato in via Francesco Crispi.

Un dossier che spiega come il dirigente dell'ufficio Carlo Fasetti e il fido impiegato Carmelo Di Bella riuscivano ad entrare nel sistema informatico e fare risultare pagate le bollette che invece avrebbero intascato loro. Gli utenti ricevevano anche le quietanze con tanto di timbri, ma falsi. Circa 910 mila euro in cinque anni i soldi incassati.

''Il danno economico per l'ente pubblico - spiega il colonnello Francesco Mazzotta capo del nucleo della polizia tributaria della Guardia di Finanza - è di circa un milione di euro, con ammanchi, riconducibili agli arrestati per circa 742 mila euro. Le indagini sono ancora in corso per accertare il valore effettivo del danno, e a oggi, sono state evidenziate anomalie su 956 fatture che non hanno dato luogo a 919 mila euro di pagamenti. Si sta anche verificando se vi siano o meno complici in questa truffa".

I funzionari che hanno collaborato sono state vittime di minacce. "Le minacce che hanno subito i vertici dell'azienda, collaboratori nelle indagini, - dice Dino Petralia procuratore aggiunto - sono folkloristiche, dalle imprese di pompe funebri mandate a domicilio, alle teste di capra mozzate, ai fiori, e fanno pensare ad una intenzione criminale così accentuata da portare a un collateralismo con possibili ambienti criminali, capaci di fare atti del genere. Questo è un aspetto inquietante su cui, assieme alla Guardia di Finanza, stiamo cercando di fare luce".

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