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Padre Nuvola, il sacerdote si definiva «professore di baci»

PALERMO. «A solo o tutti e due assieme, come volete si fa, ed io ho quella bella soddisfazione... ogni tanto, ripeto, ogni tanto, perché tu sei zito, quello è zito, io capisco tutte cose, io sono prete, ognuno ha i suoi impegni, ma ogni quindici giorni, una volta al mese, che io anche mi posso organizzare qualche bello regalino bello significativo che io vi posso dare un aiuto bello cattolico e però io mi posso rilassare, si potrà fare questa cosa?». Un po’ parrino, un po’ maestro di vita, «professore di baci», come si definisce lui stesso, «ho 49 anni, potrei essere tuo padre», un po’ amico, un po’ fidanzato. Avrebbe cercato di essere tutto questo, don Aldo Nuvola per i ragazzini coi quali avrebbe consumato rapporti omossessuali in cambio di regali o di un aiuto economico. Al di là dei bei discorsi sulla vita e «sull’amore vero, quello con la A maiuscola, l’amore disinteressato, che non conosce umiliazioni... quando uno ama così non ci si umilia mai ed io non mi sento umiliato per niente, anche se tu sei più piccolo, io sono sempre un parrino e non me lo scordo», dalle intercettazioni dei carabinieri, specie quelle compiute nella Toyota Yaris del sacerdote, emerge un quadro agghiacciante. Squallido. In alcuni casi si sentono chiaramente i rapporti consumati, il suono dei baci. Alcuni ragionamenti su misure e posizioni, odori e sapori, sono irripetibili. A maggior ragione se si pensa che a sostenerli è un prete.
Padre Nuvola, come si deduce dai tanti sms inviati alle sue presunte piccole vittime (cinque quelle che sono già state identificate), avrebbe cercato di essere molto affettuoso e comprensivo. Convincente: «È chiaro che le conoscenze ce l’ho, non ti posso promettere mari e monti - dice a uno degli adolescenti - ma io ho avuto un’educazione, ho studiato, ho un ruolo (...) Non sono cose terrificanti quello che io desidero. A me basta che la persona, chiaramente con l’intimità, con l’esperienza, con il conoscersi, ci spogliamo, ti ripeto, col tempo conoscendoci...». Conoscendosi, secondo padre Nuvola, si sarebbe potuti andare sempre oltre, dal bacio alle carezze, ai rapporti orali. Anche perché in cambio, per questi ragazzini di borgata, tra un funerale e una messa nella cappella della Stazione, ci sarebbero state ricariche telefoniche e buste piene di spesa.
Avrebbe chiesto però «sincerità e affidabilità», «perché di questi tempi un prete con un minorenne... alle 3 di notte... sono c...». E non avrebbe ammesso scorrettezze, appuntamenti saltati o di essere trattato come «un cretino, un bancomat, un limone da spremere». S’infuria quando un ragazzino pretende 50 euro per incontrarlo e si sfoga: «Fai capire che tu veramente non hai il valore dei soldi, mi devi scusare, non capisci neanche il periodo che stiamo attraversando... avrebbe dovuto dirmi: “Caro padre Aldo sei stato già così gentile, visto che già mi hai favorito tanto senza fare un kaiser, ma magari mi sembra brutto dire una cifra, fai tu!” e invece “perché io ci tengo a te, 50”, perché se era un altro gli chiedeva 100? Ma ha lavorato mai? Ha cognizione dei soldi? Vuole fare il gigolò che gli sembra che le persone sono tutte Berlusconi che gli danno mille o 500 euro per una marchetta? Ma tu lo sai quanto mi danno a me per un funerale? Quando io vado al cimitero a fare le sostituzioni? Un funerale dura un’ora, la predica, tutto sistemato, piripì, piripì... sai quanto mi danno? Spara quanto mi danno e io sono laureato, ho due lauree... quanto mi danno per un funerale secondo te, di un’ora? A me, al celebrante, la persona più importante? Venti euro (...) messa, predica, tutto, stare in piedi, stancarmi, l’impegno, sai quanto mi danno? 25 euro... Arriva lui...». E ne pretende cinquanta. SA. FI.

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