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Al telefono con l’Amia quelle chiamate impossibili

Un cronista ha provato a telefonare all’azienda di igiene ambientale di Palermo, con poca fortuna. Non accettate le telefonate da cellulare difficile mettersi in contatto anche da numero fisso

PALERMO. Oggi coi telefonini si può fare di tutto. Fotografare, ascoltare musica, navigare su internet, dialogare col mondo, far sapere a tutti quello che stai facendo con immagini, video e audio. Si può persino votare il vincitore del Grande Fratello, di Amici o di X-Factor. Non manca nulla alla grande offerta degli smartphone.
La potenza del globo nel palmo di una mano. Certo, non sono onnipotenti, anche se capiamo che questo pensiero può quasi sembrar blasfemo. Quello che non si può fare però, ad esempio, è chiamare il numero verde dell’Amia. Puoi decidere se far piangere Emma o Miguel Bosè, puoi decidere chi deve uscire da una casa che non è la tua, puoi scacciarci anche le zanzare con il suo smartphone, ma se devi segnalare che dal balcone tuo puoi tuffarti a mo’ di Tania Cagnotto su qualche cumulo di rifiuti sparsi qua e là in giro per la città o vuoi chiedere informazioni su dove dovresti buttare la poltrona in finta pelle umana di fantozziana memoria, no, non lo puoi fare.
«Eh, ma molti numeri verdi non funzionano con i cellulari», sussurra una voce. Potrà anche esser vero, ma grazie a loro, nelle ultime ore, ho fatto un bonifico, pagato la bolletta della luce e chiamato le poste italiane, sempre dal mio cellulare. Ho pure ordinato il «Best Of» di Amici, gongolando che col mio smartphone avevo contribuito a far vincere quello che poi ha vinto, ma non ho potuto chiamare al telefono l’Amia, 800.237713. Ti risponde una vocina (ammiccante, le cose giuste) «Siamo spiacenti, ma la chiamata viene da un’area non abilitata». E tu pensi di esserti trasferito in Burkina Faso inconsapevolmente, di aver letto troppo George Orwell e 1984, di essere in un confessionale ma senza telecamere e che magari quella voce era di Alessia Marcuzzi. Poi però ti guardi intorno e chiami 10 tuoi amici chiedendo loro di chiamare quel numero, e due di loro ti fanno sapere di essere partiti in cerca di quella voce registrata. Per trovarla, sarebbero pure pronti a partecipare a «La Fattoria». Niente di grave, eh, capiamoci, Amia ha da far cose più serie, deve ricostruirsi dalle macerie e mantenersi viva. Dopotutto, chi a casa non ha un fisso? «Ormai tante persone», si potrebbe obiettare.
Non rimane altro che chiedere il favore ad un altro amico, lui furbo dotato del vecchio, caro e confortevole telefono di casa. «Ci vorrà poco, non temere», dico. Oh, occupato. Ancora occupato. Uhm. Riprendo il numero. Occupato. Nuova digitazione del numero (quasi imparato a memoria): stavolta non è occupato, ma la linea non prende. Non c’è cinque senza sei, e via, un’altra prova (imparato numero a memoria). C’è la linea, parte la voce registrata, ma cade la linea. Guardo l’ora, sono le 13. Lo stomaco brontola, pensi di richiamare dopo pranzo. E lo fai. Solo che alle 13.30, al numero verde Amia cessa il servizio dei centralinisti. Dalle 8.30 alle 13.30. Cinque ore al dì. Dal lunedì al venerdì. Sabato e domenica e festivi, nisba. Niente da fare, dunque, per parlare con un centralinista Amia bisogna aspettare un giorno. La speranza è l’ultima a morire, e riprovi a telefonare per aver una risposta. Stavolta prendi la linea. Alla fine, dopo due giorni, 15 amici, telefoni cambiati, sono riuscito a parlare con un gentile signore che mi ha indica dove si effettua la raccolta Porta a Porta in una determinata zona (Politeama) con molta precisione. Le cose cambiano lievemente quando chiedi informazioni sul servizio di spazzamento, garantito da Amiaessemme. «Devo chiamare di nuovo?», chiedo. «No no, anche Amiaessemme la gestiamo noi». Ottimo. La strada scelta è via Nave, nei pressi di corso Calatafimi. «Non vedo uomini da un po’ di tempo», dico al centralinista. La risposta: «Guardi, sinceramente non le so dire quando vengono, non c’è un modo per saperlo». Per poi aggiungere, a mo’ di consiglio: «Magari puoi chiedere a loro quando fanno i turni, così ne sai qualcosa».
Avverti un lieve controsenso: ma se non li vedi perché gli operai non vengono a fare lo spazzamento, come dovresti chiedere i turni? È come fare X-Factor senza cantanti, Amici senza Emma che si trova un fidanzato. Mara Maionchi griderebbe di rabbia, come minimo. Riattacchi, un po’ basito. Poi, in un nobile slancio di ambientalismo, ricordi che in giro hai notato i contenitori di differenziata pieni in strade come, ad esempio, via Cesare Terranova (dove ci sono vetro, carta, plastica). Numero, centralino, risposta: «La differenziata c’è ma funziona male». Così, testualmente. Per poi ricordarti che «l’azienda è in crisi, siamo impossibilitati molte volte ad offrire il servizio che vorremmo, e in questi giorni abbiamo avuto pure dei mezzi guasti, può capitare». Sommessamente vorresti dire a chi sta dell’altro capo del telefono che siamo a Palermo, Sicilia, Italia, e che l’emergenza rifiuti è frequente ahimè quanto un’espulsione di Balotelli o la nascita di un nuovo programma sulla cucina in televisione, ma te ne manca il coraggio e anche la voglia, «diludendoti» da solo, come direbbe il caro chef Bastianich. Perché a volte, essendo banali, si può dire che la realtà supera la fantasia. Persino quella dei reality show. 

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