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Rifiuti, raccolta ferma: indagati 800 netturbini

Gli addetti Amia rischiano il processo con l'accusa di interruzione di pubblico servizio. L'indagine riguarda assemblee e manifestazioni che hanno portato ad accumulare troppo immondinzia in giro per la città

PALERMO. Ottocento addetti ai lavori Amia rischiano un processo con l'accusa di interruzione di pubblico servizio. Lo riferisce il Giornale di Sicilia. E' questo il risultato dell'indagine, che si è ufficialmente conclusa, da parte della procura di Palermo, sui disservizi nella raccolta dei rifiuti, che hanno letteralmente messo in ginocchio l'intera città. L'indagine non si riferisce all'ultimo caso, quello più recente, ma a disservizi passati. Dopotutto, a Palermo (e non solo) quello dei rifiuti è un problema ciclico, che si ripete di frequente.
La nuova iniziativa giudiziaria riguarda infatti le assemblee e le manifestazioni che hanno portato all’interruzione della raccolta nel periodo a cavallo dell’emergenza scoppiata alla fine del luglio scorso, con il grande incendio scoppiato a Bellolampo. Con la discarica in fiamme era impossibile «conferire» i rifiuti e la spazzatura si accumulò per settimane. A questa emergenza, rientrata dopo settimane in cui non si riusciva a domare il fuoco, seguì un periodo di ulteriori ritardi nello smaltimento dell’arretrato e a un susseguirsi di disservizi. Assenze non giustificate, assemblee senza preavviso e interruzioni della raccolta a singhiozzo causarono altri blocchi. Non solo: L’Amia è alle prese con una serie di indagini, che adesso stanno lambendo anche il vertice commissariale della «gestione ultima scorsa», quella dei dirigenti nominati dal ministero delle Attività produttive, Sebastiano Sorbello, Paolo Lupi e Francesco Foti, adesso a loro volta sostituiti dai curatori fallimentari e al commissario nominato dalla Regione.

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