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"Tentato omicidio con finalità razzista", 14 anni al figlio di un boss

Si tratta di Salvatore Di Giovanni, figlio di Tommaso, considerato il capomafia del mandamento di Porta Nuova. Nell'ottobre 2011 aveva confessato di avere pestato due ragazzi dello Sri Lanka per una questione "d'onore"

PALERMO. Il gup di Palermo, Vittorio Anania ha condannato a 14 anni Salvatore Di Giovanni, figlio di Tommaso, considerato il boss mafioso del mandamento di Porta Nuova, per
tentativo di omicidio aggravato dalla finalità razzista. Di Giovanni, assistito dall'avvocato Giovanni Castronovo, aveva confessato di avere pestato due ragazzi dello Sri Lanka, Mohanraj Yoganathan e il suo amico Naguleashworan Subramaniam, aggrediti mentre tornavano a casa, nel quartiere Zisa, nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2011. Il figlio del boss aveva però negato ogni movente razzista, dicendo che si era trattato di una questione "d'onore".

"Quella sera - ha detto nelle scorse udienze - ero con il mio scooter sono andato alla panineria di via Imperatrice Costanza perché mi aveva chiamato la mia fidanzata. Ho visto quei due che pensavo fossero turchi e li ho aggrediti perché avevano disturbato la mia ragazza, erano entrambi ubriachi. Andavano verso di lei, volevano toccarle il sedere. A quel punto ho perso il controllo e ho iniziato a colpirli con il mio casco in tutte le parti del corpo".

Di Giovanni, dicendo di aver fatto tutto da solo, ha tentato di scagionare gli altri quattro imputati che hanno scelto il rito ordinario (Mirko Rasa, Massimiliano D'Alba, Salvatore Savignano e Vincenzo Cilona). Il racconto del figlio del boss contrasta però con le numerose telefonate alle forze dell'ordine che parlano degli aggressori sempre al plurale e soprattutto con il racconto di Yoganathan.

Durante il processo, Yoganhatan ha detto: "Quella sera io e Subramaniam stavamo tornando a casa dopo il lavoro in un ristorante. Vicino la panineria di via Imperatrice Costanza abbiamo visto un ragazzo che è salito su un vaso e ci guardava da lontano. E' uno che vedevo spesso davanti la panineria. Quando siamo passati davanti al negozio, un'altra persona mi ha lanciato addosso una sigaretta accesa. Assieme a lui c'era un altro ragazzo che abita vicino casa mia. Abbiamo continuato a camminare,  ma ci hanno colpito con un casco. Siamo caduti e ci hanno dato pugni e calci". Yoganathan è poi riuscito a fuggire, mentre il suo amico è stato ridotto in fin di vita dagli aggressori. Omertoso è stato l'atteggiamento dei tanti testimoni che assistettero alla scena, almeno trenta secondo gli inquirenti: alcuni sono indagati per favoreggiamento.

Subramaniam ha avuto dei danni permanenti e diverse operazioni a viso e alla testa, poi ha deciso di tornare in patria. Ai due ragazzi tamil, costituiti parte civile con l'assistenza degli avvocati Francesco Crescimanno e Roberta Pezzano, sono state riconosciute provvisionali immediatamente esecutive di 20 mila euro per Yoganathan e 60 mila euro per Subramaniam.

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