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"Pizzo a macelleria di Sferracavallo" Condannato a sei anni e mezzo

Pena inflitta a Salvatore Randazzo, detto "razzatinta", accusato di tentativo di estorsione aggravata

PALERMO. La quinta sezione del Tribunale di Palermo ha condannato a sei anni e mezzo di reclusione Salvatore Randazzo, detto «razzatinta», accusato di tentativo di estorsione aggravata. L'uomo è stato denunciato dai titolari di una macelleria di Sferracavallo vittime di una serie di intimidazioni e danneggiamenti da parte del racket del pizzo.   Come ha ricostruito il pm, Amelia Luise, gli avvertimenti mafiosi iniziarono con un furto, poi ci fu il taglio dei cavi dell'energia elettrica che alimentavano la cella frigorifera della macelleria, infine l'incendio della saracinesca del locale, tra il 2009 e il 2010. La titolare ha raccontato di aver deciso di denunciare quando ad aprile del 2010 trovò la colla nei lucchetti, segnale esplicito della «visita» degli estortori.   

In aula, ha ricordato che a maggio 2009 Randazzo si era presentato con un «amico» nel negozio. «Ha voluto parlare con il mio compagno - ha raccontato nelle scorse udienze - dicendo che erano cose da uomini, ma io mi sono messa vicino per sentire. A un certo punto disse 'qui c'è un mio amico che deve camparè, ma quel tipo era venuto la settimana prima a chiedere un chilo di carne per i carcerati e la storia mi insospettì. A quel punto intervenni e li mandai via».    

Nel pomeriggio la donna e il compagno andarono alla friggitoria gestita dall'imputato. «Gli dissi che se fosse venuto un'altra volta lo avrei denunciato - ha raccontato - Dopo questo episodio non si presentarono più. Comunque non ci hanno mai chiesto soldi». Ma arrivarono le intimidazioni.   La commerciante è rimasta senza clienti dopo la decisione di denunciare e ha dovuto chiudere il negozio.

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