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Corteo degli studenti stavolta senza violenze

Un migliaio di alunni ha sfilato stamattina a Palermo. Partiti da piazza Massimo si sono diretti a piazza Indipendenza, davanti alla sede della presidenza della Regione dove si è svolto un sit-in

PALERMO. Oltre un migliaio di studenti ha sfilato stamattina a Palermo. Il corteo è partito da Piazza Massimo e si è diretto a piazza Indipendenza, davanti alla sede della presidenza della Regione dove si è svolto un sit-in. «Ancora una volta siamo scesi in piazza per mostrare la drammatica situazione in cui versa il sistema italiano d'istruzione pubblica», hanno affermato i partecipanti alla manifestazione.


Gli studenti hanno anche detto di «dissociarci dagli incidenti avvenuti ieri nella manifestazione organizzata dai centri sociali» e hanno «condannato ogni forma di violenza» ribadendo che «la nostra protesta è pacifica». «Anni di tagli e di indifferenza hanno fatto delle nostre scuole un luogo di disagio - ha sostenuto - Andrea Manerchia, coordinatore provinciale della Rete degli Studenti Medi Palermo - e non di formazione, del tutto inadeguato alla sfida di rappresentare il luogo cardine di formazione dei cittadini consapevoli e di emancipazione per i meritevoli».   


Anche l'Udu, l'unione degli universitari ha aderito alla protesta «per poter portare all'attenzione dell'opinione pubblica le nostre proposte per un vero cambiamento della condizione studentesca siciliana e per prendere le distanze dagli scontri avvenuti ieri».  «Chiediamo che il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta - hanno affermato - intraprenda un percorso di confronto, con le rappresentanze studentesche, che possa permettere di fermare lo smantellamento del diritto allo studio al fine di evitare conseguenze irreversibili per gli studenti universitari».   


Secondo il segretario della Cgil di Palermo Maurizio Calà, «la manifestazione pacifica e propositiva degli studenti di oggi dimostra il fatto che si può e si deve provare a rappresentare una condizione di disagio e si può chiedere di  cambiare le politiche di questo governo senza il bisogno di utilizzare la violenza».

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