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L’uccisione di Carmela, si indaga su chi ha aiutato il killer in fuga

Dopo la confessione dell'assassino, resta da capire se qualcuno lo abbia agevolato nei momenti successivi al delitto

PALERMO. Si concentrano su due aspetti le indagini sull'uccisione di Carmela Petrucci e il ferimento della sorella Lucia, aggredite dall'ex fidanzato di quest'ultima venerdì scorso a Palermo.
Dopo la confessione dell'assassino, Samuele Caruso, 23 anni, resta da capire se qualcuno abbia aiutato il ragazzo nei momenti successivi al delitto e se, come avrebbero raccontato alcuni amici delle due sorelle, Lucia, mesi fa, si era realmente rivolta a un carabiniere, pur non sporgendo formale denuncia, e gli avrebbe raccontato di essere perseguitata dall'ex.
Il militare le avrebbe consigliato di cambiare numero del cellulare, cosa che la ragazza poi fece, ma non avrebbe formalizzato lo sfogo in un esposto. Decisivo per capire questo passaggio sarà l'interrogatorio di Lucia, ancora ricoverata nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Cervello di Palermo. La polizia l'ha sentita per pochi minuti nei giorni scorsi, ma la ragazza, le cui condizioni stanno migliorando, era ancora sotto choc e ha reso una brevissima deposizione.
Secondo le testimonianze raccolte dalla polizia, dopo la fine della storia durata circa sei mesi tra Samuele e Lucia, il ragazzo, che non si era rassegnato alla volontà" della giovane di chiudere il rapporto, aveva cominciato a mandarle messaggini privi di testo o con frasi che facevano pensare che la stesse osservando.
Al momento, però, non sarebbero stati trovati sms minacciosi. Non convince invece gli investigatori il racconto di Samuele sui momenti successivi al delitto. Il ragazzo ha detto di avere comprato una maglietta da un ambulante per potersi togliere gli indumenti macchiati di sangue e di essersi fasciato la mano, rimasta ferita durante l'aggressione, grazie all'aiuto di una passante. Nelle prossime ore la polizia sentirà amici e familiari del giovane per capire se, come è più probabile, qualcuno lo abbia aiutato, dandogli i vestiti puliti e medicandolo, e portato alla stazione di Bagheria, dove è stato poi arrestato.

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