PALERMO. Un uomo di 50 anni, Leonardo Casarrubia, cognato del boss Vito Vitale, si è incatenato davanti al tribunale di Partinico per protestare contro la sentenza della corte d'appello di Palermo che gli ha confiscato tutti i beni.
"Il mio cliente è incensurato, - spiega l'avvocato di Casarrubia, Cinzia Pecoraro - non ha mai avuto problemi con la giustizia, ha rotto da anni con la famiglia della moglie (sorella del capomafia Vitale n.d.r.) e i suoi beni sono frutto del lavoro di una vita". Al cognato del boss di Partinico sono stati confiscati in primo e secondo grado un appartamento, un terreno e un'auto. "Non può pagare per la parentela indiretta con una famiglia - dice l'avvocato - da cui ha preso le distanze da sempre".
Casarrubia è tornato a vivere a Partinico da poco. Per 30 anni ha vissuto e lavorato come piccolo imprenditore in Emilia Romagna. Già a settembre aveva inscenato una protesta davanti al tribunale, ma era stato convinto a desistere dai carabinieri che gli avevano assicurato che avrebbero inviato una relazione sul caso ai giudici.
"Il mio cliente - dice l'avvocato - può dimostare, documenti alla mano, che tutto quel che ha l'ha comprato coi guadagni di una vita. Ci sono prove documentali a sostegno di questo: estratti conto, versamenti da parte dei datori di lavoro e rendiconti delle entrate, tutte lecite". Al momento Casarrubia, che si sta anche separando dalla moglie, non ha lavoro ed è costretto a pagare un'indennità di occupazione, una sorta di canone di affitto, per restare nella sua casa, dopo il provvedimento di confisca.
Beni confiscati, il cognato del boss Vitale si incatena al tribunale
Leonardo Casarrubbia, 50 anni, protesta a Partinico contro la sentenza della corte d'appello. "Il mio cliente è incensurato - spiega il suo avvocato, Cinzia Pecoraro - e non può pagare per la sua parentela indiretta"
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