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Gesip, inizia lo smantellamento della società

Sotto il fragore di cortei e di proteste sono cominciate le pratiche che avvieranno alla liquidazione. Luce e telefono tagliati, adesso si passerà alla vendita dei beni e dei mezzi dell’azienda

PALERMO. È il lavoro ingrato di chi deve occuparsi delle esequie di un parente: chiudere le utenze, liberare i cassetti, sgombrare la casa. E magari, se serve, vendere i gioielli per pagare il funerale.
È il lavoro che è partito per la Gesip, la società nata nel 2001 e adesso destinata alla fine. Già, perché sotto il fragore dei cortei, sotto le proteste dei sindacati, la società lentamente, inesorabilmente, ha cominciato le pratiche che l’avvieranno alla liquidazione.

«Abbiamo riconsegnato i mezzi presi a noleggio, chiuso tutti i contratti posti in essere di fornitura e servizi, chiuso le linee telefoniche», elenca Giovanni La Bianca, il liquidatore al quale tocca il ruolo — non facile — di condurre la Gesip fino all’ultimo passo, quello della chiusura. Tutto mentre ieri è stata versata ai circa 1.800 dipendenti la tredicesima e la quattordicesima, così come anticipato da La Bianca nell’animata riunione di lunedì a Palazzo delle Aquile, nel corso della quale non sono mancati momenti di tensione.

I lavoratori rimasti a spasso sono esasperati, l’unica mezza buona notizia è arrivata ieri da Roma, quando il ministro Elsa Fornero ha chiarito che i 50 milioni erogati alla Regione per pagare la cassa integrazione dovranno servire anche per Gesip. Ma il problema è che da Palazzo d’Orléans ne avevano chiesti centoventi e che ci sono migliaia di lavoratori falcidiati da altre crisi che sono in attesa dall’estate scorsa.
Quando scatteranno gli ammortizzatori sociali anche per la società palermitana? Una domanda alla quale nessuno adesso sa dare una risposta precisa.

Di certo c’è che è partita la smobilitazione. «Il 27 agosto il Comune, d’intesa con il governo nazionale, aveva deliberato la cessazione delle attività al 31 dicembre — spiega La Bianca — ma il mancato rinnovo del contratto di servizio, scaduto il 31 agosto, ci ha portato a far scattare la cessazione dal primo settembre. Le procedure propedeutiche alla liquidazione sono già scattate, quindi. Anzi, sono a buon punto».

Pezzo a pezzo, Gesip si spegne. Luce e telefono tagliati, adesso si passerà alla vendita dei beni e dei mezzi dell’azienda, dall’unica escavatrice rimasta (l’altra fu rubata) fino ai mezzi furgonati e alle rimanenze di magazzino, come tute e guanti. Finale amaro.
«Il mio compito di liquidatore è quello di recuperare il più possibile — dice La Bianca — la procedura di liquidazione si completerà quando saranno pagati tutti i debiti e riscossi i crediti».

E questo è il punto più spinoso: perché, quanto ai debiti, ci sono da annoverare modeste somme da versare alle ditte di fornitura, mentre più robusto è il capitolo che riguarda le imposte e il trattamento di fine rapporto dei lavoratori. Ma il tema crediti è il più difficile, perché l’interlocutore unico è il Comune. Che ha pagato ieri la rata mancante (riferita al mese di maggio) con la quale la società è riuscita a pagare la tredicesima e la quattordicesima. Ma nei confronti del quale la Gesip vanta una serie di crediti dovuti a servizi resi, sui quali bisognerà avviare un confronto. Se non si chiudono i conti, la società non potrà essere definitivamente liquidata.

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