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Gruppo Li Vorsi, i 162 dipendenti saranno licenziati

Ma a salvarsi potrebbero essere 45 lavoratori, quanto ne bastano per riaccendere sotto altre insegne i negozi di Castelvetrano, Alcamo e l'ex Max Living, dove è pronto a sbarcare Media World

PALERMO. Riparte la procedura di licenziamento collettivo per 162 dipendenti del gruppo Elettromarket Li Vorsi, già in liquidazione. Ma a salvarsi potrebbero essere 45 lavoratori, quanto ne bastano per riaccendere sotto altre insegne i negozi di Castelvetrano, Alcamo e l'ex Max Living, dove è pronto a sbarcare Media World.
Dopo lo «stop and go» della scorsa estate, quando la società decise di ritirare la mobilità e, in accordo con i sindacati, concedere la cassa integrazione in deroga per garantire l'intero organico fino a dicembre, adesso l'azienda ha ripreso il percorso dei licenziamenti, che potrebbero partire all'inizio del 2013. Restano chiusi tutti i negozi: via La Farina, corso Alberto Amedeo, Max Living in viale Regione Siciliana; nel trapanese quelli di Castelvetrano e Alcamo.

«Dopo un estenuante tentativo di proseguire l'attività d'impresa - scrive la società nella comunicazione di apertura della mobilità - ci siamo scoraggiati per via, anche, dei notevoli ostacoli e delle difficoltà di carattere finanziario incontrati nella gestione dei rapporti con i dipendenti in eccesso già sospesi dal lavoro, oltre alla perdurante perdita d'esercizio - concludono - ed ai contrasti avuti con i fornitori che hanno determinato una forte demotivazione imprenditoriale da parte dell'intera compagnia societaria».
In quasi quattro anni, i volumi di affari sono crollati da settanta milioni a 17. E il risultato economico è passato da +79mila euro nel 2009 a -1.980.000 (2012), con una punta negativa di nove milioni e mezzo nel 2011. Da qui la decisione di cessare l'attività, motivo per il quale sono stati chiesti i licenziamenti collettivi. Ma ci potrebbero essere novità. Resta aperta la porta per le cessioni o gli affitti dei rami d'azienda, che i vari titolari delle licenze sembrerebbero intenzionati a definire con altri marchi.

Una lettura più chiara sembra arrivare dai sindacati. «Non è detto che 45 unità rappresentino il tetto massimo - dice Monja Caiolo, segretario provinciale della Filcams-Cgil - ne discuteremo al tavolo sindacale, perché si parla di più aperture con altre insegne che permetterebbero di alzare il livello occupazionale".

Un servizio nell'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia di oggi.

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