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Rogo Bellolampo, si indaga anche per disastro ambientale

Dopo giorni di lavoro il fuoco è "tecnicamente spento", come hanno attestato i vigili ai magistrati, ma resta l'allarme per la grossa presenza di policarburi aromatici, come il benzene, altamente cancerogeno, che nei quartieri, come quello di Cruillas, vicini alla discarica ha superato di 5 volte i limiti massimi previsti dalla legge

PALERMO. I pm che indagano sul rogo scoppiato 10 giorni fa nella discarica di Bellolampo ipotizzano ora il reato di disastro ambientale. Nel fascicolo, dunque, aperto inizialmente per incendio, vanno aggiungendosi nuove contestazioni che restano, comunque, a carico di ignoti.
Dopo giorni di lavoro il fuoco è "tecnicamente spento", come hanno attestato i vigili ai magistrati, ma resta l'allarme per la grossa presenza di policarburi aromatici, come il benzene, altamente cancerogeno, che nei quartieri, come quello di Cruillas, vicini alla discarica ha superato di 5 volte i limiti massimi previsti dalla legge. I pm, che domattina effettueranno un nuovo sopralluogo in elicottero sull'area, anche per capire se autorizzare la riapertura parziale della discarica per consentire il conferimento dei rifiuti, sono ormai convinti che l'innesco dell'incendio sia stato doloso e che abbia trovato nei tubi per i biogas la miccia "perfetta".
Ma oltre a cercare di scoprire chi e perché abbia appiccato il rogo, il procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e il pm Geri Ferrara stanno ricostruendo le omissioni gravissime che hanno permesso alle fiamme di propagarsi: una cattiva gestione quella del sito di Bellolampo sottolineata da subito dagli inquirenti che hanno notato, ad esempio, la presenza delle sterpaglie accatastate vicino all'area che avrebbero alimentato il fuoco.
Quanto al movente si indaga principalmente su chi avesse interesse alla chiusura della discarica palermitana in cui finiscono 900 tonnellate di rifiuti al giorno. Immondizia che ora viene trasportata in altre discariche dell'Isola al costo di 300 euro a tonnellata.

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