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Palermo, amicizia e divertimento nel segno dell'integrazione

La manifestazione organizzata a Ballarò nell'ambito della manifestazione "Movimento Primo Marzo - Sciopero degli stranieri" per dire no al razzismo

Palermo. Ballarò si tinge di giallo per una notte. Il quartiere tra i più caratteristici del capoluogo siciliano ospita il sound e le movenze tribali dando vita a "La Notte nera", evento organizzato nell´ambito della manifestazione "Movimento Primo Marzo - Sciopero degli stranieri" per dire no al razzismo e rivendicare il ruolo portante del lavoro "straniero" nella nostra società. Il Movimento Primo Marzo 2010 è un collettivo non violento e apartitico che si estende in tutta Italia e si ispira a "La journée sans immigrés: 24h sans nou".

Molte le attività proposte dal comitato palermitano, coordinato da Yodit Abraha, educatrice, psicologa e mediatrice culturale etiope e Tindara Ignazzitto, insegnante di italiano agli stranieri e operatrice interculturale, che spiega come siano coinvolte più di sessanta tra associazioni e comunità migranti, ma anche docenti dell´Università degli Studi di Palermo, commercianti italiani e stranieri. Il colore di riferimento scelto è stato il giallo perché è considerato il colore del cambiamento e perché la sua neutralità politica non rimanda ad alcuno schieramento in particolare.

"Da ventisei anni vivo in Italia - racconta Yodit Abraha - prima vivevo con la speranza che i problemi si risolvessero, oggi con la paura che la situazione possa solo peggiorare. Ma quando un giorno avrò un figlio, voglio poterlo guardare negli occhi e dire che ho provato a cambiare le cose: sono gli stranieri in primo luogo che devono prendere coscienza che hanno diritti e  devono lottare per essi".

Ballarò tra la vitalità dei ritmi africani e le decine di palloncini gialli che volano al cielo regala una serata all´insegna del divertimento e l´amicizia. Tra i ragazzi che abitualmente frequentano il posto, anche la presenza di molta gente sensibile al tema dell´integrazione: da suor Lucia appartenente all´Istituto missionario Comboniano che descrive la semplicità di vita e le difficoltà che incontra molta gente che lascia la propria terra in cerca di un futuro migliore; a Hasan Salihi, presidente della comunità rom che lamenta la situazione degradante dei campi nomadi.

"Gli immigrati non hanno bisogno solo di vestiti o di cibo ma soprattutto d´affetto, d´accoglienza - spiega Nadece Candeh, mediatrice culturale nel reparto di medicina dell´immigrazione al Policlinico di Palermo -. Dobbiamo prestare attenzione al problema della solitudine che molta gente straniera può incontrare in Italia. La solitudine soprattutto da parte degli uomini può indurli al problema dell´alcolismo che molto spesso porta ad atteggiamenti di violenza verso le proprie mogli. Dobbiamo preoccuparci di più delle malattie dell´animo e non solo di quelle fisiche".

Presente anche il preside della facoltà di Lettere dell´Università degli Studi di Palermo Vincenzo Guarrasi: "Dobbiamo renderci conto che il fenomeno del cosmopolitismo è un processo fisiologico che non si può arrestare né arginare in nessun modo. L´Italia è già un paese multietnico quindi dobbiamo cercare il modo per valorizzare le differenze, accogliendole perché anche gli stranieri possono dare il loro contributo al di là del mero lavoro fisico. Bisogna puntare sull´educazione e sulla formazione soprattutto dei giovani, con i giusti mezzi, rinunciando ad uno sterile campanilismo anacronistico che lascia spazio solo alla paura e alla diffidenza che molto spesso tende a ghettizzare chi è diverso da noi". La festa inoltre, ha riservato uno spazio per la degustazione delle pietanze etniche e di balli tipici africani, coinvolgendo tutti i presenti.

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